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Cordoglio per la scomparsa dell'Avv. Nicola Troilo

Nicola Troilo, inquieta staffetta partigiana d’Abruzzo.

La Fondazione Brigata Maiella ha perso con la scomparsa di Nicola Troilo uno degli esponenti più prestigiosi del proprio Consiglio di Amministrazione, un testimone prezioso, autorevole ed appassionato della storia stessa della “Brigata Maiella”.

Nicola aveva l’animo inquieto di chi, appena quattordicenne, viveva la guerra nella propria terra. Il figlio maggiore di Ettore, Comandate della Brigata Maiella, fu vicinissimo al padre nell’inverno del 1943-1944.

Sulla linea Gustav, tra le contrade dell’alto chietino, toccò a Nicola, giovanissima staffetta, andare a cercare i viveri e a volte anche le armi tra le valli della Majella, mentre gli uomini, raccolti intorno al padre, restavano nascosti nelle stalle e nelle campagne, sotto le botole delle case contadine dove ribollivano i fermenti della Resistenza che si andava organizzando. Si proteggeva con la faccia inoffensiva della sua giovane età. “I tedeschi  - diceva - se li incontravo non mi dicevano nulla, guardavano la faccia da ragazzo e mi lasciavano passare senza sospetti”. Così mostrava le strade, anticipava gli uomini con la massima abilità di cui era capace, portando il necessario e sviando i sospetti.

Nicola aveva vissuto l’occupazione, lo sfollamento e la distruzione il 4 dicembre del 1943 di Torricella Peligna e dei paesi del circondario, assistendo al bruciare delle case e al brulicare degli uomini sfollati, in lunghe colonne spinte dai tedeschi verso Casoli. Come ebbe a ricordare parlando di quel periodo: “furono notti in cui l’angoscia cresceva sempre più intollerabile, nel timore che la porta, spalancandosi, rivelasse un tedesco, la verde divisa prepotente, l’arma nel pungo”.

Proveniente da una famiglia da sempre antifascista, Nicola Troilo nutrì le sue convinzioni con l’esempio del padre, la lezione della guerra e la stessa epica avventura della “Maiella” nel movimento resistenziale italiano ed europeo. “Credo che il mio socialismo sia nato da una condizione di tristezza, prima che di ribellione; perché ogni socialismo nasce dalla tristezza e poi si fa ribellione. Ma per questo ci voleva tempo, maturazione, passare di anni. Ci volevano la guerra, la rabbia del fronte, i milioni di analfabeti mandati al macello, i pidocchi e la fame”.

Egli fu perciò un geloso custode della difficile e impegnativa eredità morale lasciata dal padre e dalla leggendaria storia della stessa Brigata Maiella. Ad appena 24 anni, esattamente dieci anni dopo gli avvenimenti che aveva vissuto in prima persona, senza lasciarsi coinvolgere dall’onda impetuosa ed emotiva dei ricordi personali, seppe scrivere una fondamentale “Storia della Brigata Maiella”, che resta tuttora uno dei maggiori approfondimenti storiografici sul tema. Personaggio valoroso, interpretò nello svolgimento della sua vita privata e professionale, come testimone privilegiato, in concreto cosa volesse dire essere cittadini patriottici e riformatori, orientati ad assicurare la libertà come valore indissolubile dalla giustizia.

Nicola mancherà all’affetto dei suoi famigliari, al rigore della dimensione morale della vita pubblica non solo abruzzese, ai tanti ragazzi che affascinati lo avevano ascoltato nelle numerose occasioni in cui aveva testimoniato nelle scuole, parlando con l’entusiasmo sempre del quattordicenne dei significati della democrazia e della libertà ripristinate grazie al sacrifico dei tanti combattenti della Guerra di Liberazione. E tra questi, vi furono i generosi giovani “Maiellini”, con la loro originale capacità nell’aver saputo coniugare patriottismo, valori resistenziali e ideali europei.

 

Nicola Mattoscio

(Presidente Fondazione Brigata Maiella)

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